FAUSTO E IAIO Trentanni dopo

 

Daniele Biacchessi capitolo “I fatti”

Costa&Nolan 2008

 

La stesura di questo libro ha richiesto un anno, abbiamo fatto del nostro meglio per riunire, oltre al materiale che ci è stato donato, gli articoli di giornale, i documenti giudiziari, il materiale fotografico. Abbiamo aperto la memoria e ci siamo fatti del male. Perché non si può scrivere una storia come que- sta se non si scava un profondo buco nero nel cuore. Il nostro lavoro lo consegniamo ora alle nuove generazioni, perché lo sappiano comprendere e conservare. Nel corso del tempo. Per il loro aiuto vorremmo ringraziare:

Daniele Biacchessi, che ha curato l’editing di questo libro, un amico, un professionista che ci ha donato la sua passione, la sua sensibilità, e il suo tempo.

Bruno Capuana, che ha realizzato, con grande pazienza e professionalità, il dvd allegato.

Papelio, che ha stampato e preparato il materiale cartaceo e digitale, anche del libro Che idea morire di marzo del 1978, ormai introvabile.

Umberto Gay e Fabio Poletti, per il prezioso lavoro di controinformazione.

Mauro Brutto, per essere giunto a un centimetro dalla verità sulla morte di Fausto e Iaio.

A tutti i giornalisti, scrittori, videomaker, musicisti, attori che in questi trent’anni hanno contribuito a rendere viva la memoria.

E ancora grazie alla sezione di Rifondazione comunista “Libertini” di Milano dove il 31 marzo 2007 si tenne la prima riunio- ne della nostra commissione: eravamo emozionati e pieni di idee.

Grazie a Fabio e Silvio che hanno messo a disposizione la sezione; grazie a Miticobaro, a Francesco Barilli, coordinatore del portale delle reti-invisibili e prezioso per la prontezza nel mettere a fuoco i problemi e trovare le soluzioni; grazie a Stefano, per il materiale e i consigli, e a Fabio, a Ennio e a Pervinca per l’appoggio nelle iniziative e i suggerimenti; grazie ad Adriana, per la sua miniera preziosa di immagini, idee, sag- gezza ed entusiasmo; grazie a Lorena, per la passione, tra una risata e una lacrima; grazie a Sonia, diciassette anni, che ha con- diviso il percorso con entusiasmo, con i consigli e gli interventi al momento opportuno agli adulti un po’ annebbiati, e a Nadia, per il recupero del materiale e il sostegno morale; grazie a Maria, la nostra Iaia, il nostro faro; grazie a Ivano che, con la sua capacità pratica e incisiva, ha curato l’editing con Maria e a Marco Negri per le foto.

Siamo profondamente grati ai compagni di Rifondazione di Lodi, che ci hanno dato la possibilità di visitare una città così bella, accogliendoci il 17 giugno 2007. Abbiamo apprezzato l’apporto di Elena e di Enzo Iannuzzi, di Edda, di Carmen e dei compagni del Leoncavallo, per la concessione di spazi, materia- le, consigli; grazie ad Antonella, Barbara, Antonio, Laura, Alessandro, Fernando e Anna che, oltre al loro impegno per il murales, hanno raccolto testimonianze preziose.

Grazie a Danilo Debiasio di Radio Popolare, che ci ha aiuta- to nei contatti e con affetto ci ha dato qualche dritta! A Mauro Decortes, che ci ha sostenuti e incoraggiati. A Luca Carati, che ci ha donato le diapositive del murales, e a Marco, il grafico che è ancora incazzato adesso con i compagni che non lottano più, che ci ha regalato un suo sofferto disegno.

Grazie agli amici Sabina ed Ercole, che ci hanno preparato con affetto e professionalità i cd e i dvd con le foto; grazie a Leonardo per le sue foto e i suoi consigli. E ancora grazie a Luisa, la dolce mamma che ha conservato la mostra del 1978 pensando ogni giorno ai “suoi” figli perduti, Fausto e Iaio.

Grazie alle associazioni e ai familiari delle reti-invisibili, per il sentito e profondo sostegno e l’incoraggiamento che ci hanno dato. Un grazie in particolare a Marina, venticinque anni, del- l’Associazione Peppino Impastato, e a Luca Greco dell’associa- zione Verità per Aldro. Ringraziamo Pier Franco Landucci per la consulenza storica. Riconoscenza sincera all’editore, che con partecipazione ci ha dato l’opportunità di vedere realizzato questo omaggio a Fausto e Iaio, e alle collaboratrici Silvia e Simonetta.

E ancora grazie a tutti i compagni e le compagne che in tren- t’anni si sono avvicendati, quasi come una staffetta ideale, per cercare verità e giustizia per Fausto e Iaio soprattutto grazie a Danila Angeli Tinelli per la determinazione, il coraggio e la volontà di non arrendersi che ci trasmette.

In trent’anni purtroppo alcuni li abbiamo persi per sempre ma non per questo li abbiamo dimenticati, e vogliamo ringra- ziare anche loro: Primo Moroni, unico e irripetibile, Nina, Dina, Maria, Emilia, Maria Teresa, mamme del Leoncavallo della prima ora, Luciano della SEA sempre a fianco dei più deboli, il professore Giannotti, Davide D’Agostino, compagno di classe di Fausto appassionato della vita, Anacleto, sempre presente nelle occasioni importanti, Luigi che solo una malat- tia poteva distruggere, Maurizio Pancanti, Massimo Bianchi, Maurizio Musto, alcuni giovani del quartiere Casoretto, portati via dall’eroina. E Yassa, Cecco, Cecè, Silvio il vecchio, Adriano, Fulvio, Franco dell’officina, Alessandro di Piazza Aspromonte, Luca di Conte Rosso, Betty dell’Helter Skelter, Salvatore il fab- bro, Moana, Aroldo, Cinzia la più bella mamma dell’Ortica. E grazie anche ad altri di cui non sappiamo.

Un ringraziamento speciale va a tutte le meravigliose perso- ne che hanno risposto alle e-mail, cioè gli autori di questo libro, raccoglitore di memoria e di vita. Grazie anche a quelli che non hanno scritto, perché troppo doloroso, o perché…

Là, dove contano solo gli occhi negli occhi, il cuore nel cuo- re. Là, noi vi ringraziamo, Fausto e Iaio, perché il vostro spiri- to ci ha accompagnato nel nostro lavoro, aiutandoci a mante- nere vivo il vostro ricordo, in un tempo in cui si cerca voluta- mente di dimenticare.

Adieu

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Gian Paolo Serino, La Repubblica.

“Daniele Biacchessi racconta un’Italia che sembra ormai vivere in una perenne ri(e)mozione forzata. Con la voce e la potenza di uno scrittore che è l’unico erede della narrativa civile di Pier Paolo Pasolini.”

Bruno Ventavola, La Stampa.

“Non gli servono effetti speciali. Bastano la sua voce e la musica di un paio di amici. Perché è la storia d’Italia, quella più fosca, più scomoda, più vergognosa, ad accapponare la pelle del pubblico.”

Lionello Mancini, Il Sole 24ore.

“Le pièce teatrali d’impegno civile di Biacchessi vorrebbero essere un contributo a scostare le ante del Paese da quel muro che ne impedisce l’apertura «perché – riflette l’autore – una società che non può fare i conti col passato, non comprende il proprio presente e non può progettare il futuro.”

Diego Carmignani, Terra.

“Il suo stile comunicativo usa moduli differenti, spaziando tra musica e teatro. Quanto ai contenuti, resta coerente con l’idea che linguaggi diversi possano rendere più efficace la ricostruzione e la denuncia delle tante malefatte italiane. In nome di una verità che dovrebbe coincidere con la giustizia.”

L’Eco di Bergamo.

“La parola di Daniele Biacchessi è netta. Intagliata in una voce pastosa e un filo affannata, perfetta per la radio, ma non priva di efficacia in scena.“

Maddalena Tuffarulo, Tabloid.

“La sua vitalità artistica è un continuo fluire tra teatro e musica. Due mondi paralleli e di medesima estensione della sau poliedrica identità che da sempre corre su tre binari: ricerca della verità, memoria e identità, ovvero le persone al centro dei racconti“

Andrea Liparoto, Anpi.it

“Daniele, allora, porta in giro per l’Italia il suo racconto con un tenace piglio da fresco cantastorie della memoria che attira e tira verso promettentissime prospettive di rigenerazione. Scrive all’inizio del libro “Orazione civile per la Resistenza: “Dedico questo libro agli studenti che nei teatri e negli auditorium sono venuti in camerino a cercare da me spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici… A quanti in silenzio hanno ascoltato le mie narrazioni”. Gli studenti, i ragazzi.“

Davide Turrini, Il Fatto Quotidiano.

“Storia, e orazione, intessute prima di tutto dai luoghi delle stragi (da Boves in Piemonte all’Hotel Meina sul Lago Maggiore, da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema fino alle Fosse Ardeatine), poi di date e di cifre di morte. Numeri disegnati col sangue di partigiani e semplici civili, donne, vecchi e bambini, condannati a morte da un esercito invasore che in un triennio esercitò un’inaudita violenza cancellando dalla faccia della terra l’essenza stessa del senso dell’esistenza umana.“

Mario Avagliano, storico.

“Biacchessi è curioso, un cercatore di verità. Da buon cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa. Nella didascalia del libro di Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista ucciso il 28 aprile 1945”. Biacchessi non si è accontentato. Così è andato negli archivi e si è messo alla ricerca di questa immagine. Scartabella che scartabella, eureka!, l’ha trovata. Ed ha scoperto che si trattava di Carlo Barzaghi, l’autista di Franco Colombo, il comandante della legione autonoma mobile Ettore Muti di Milano. Barzaghi non è quindi un fascista qualsiasi, un innocente ucciso nei giorni dell’aprile 1945. È un esponente di spicco della Repubblica di Salò e si è macchiato di vari reati.“

Laura Tussi, Peacelink.

“Biacchessi dedica l’Orazione Civile per la Resistenza ai giovani che ha incontrato al termine dei suoi spettacoli di teatro civile. A tutti i giovani che gli hanno fatto perdere treni per soddisfare domande, dubbi e che hanno implicitamente o anche involontariamente, suggerito idee, richiesto spiegazioni, percorsi bibliografici e informatici e che hanno ascoltato in silenzio le narrazioni.”